5 Miti sul Dolore Cronico: perché non è tutto nella tua testa

Ognuno di noi avrà avuto un’esperienza inerente al Dolore; basti pensare ad una semplice scottatura, ad una caduta, a quella volta in cui abbiamo intruppato il nostro mignolino sull’angolo del mobile. Ma se ben ci ricordiamo, dopo poco tempo il dolore è cessato.

Ora immaginate se quel dolore non sparisse..ma rimanesse lì, sempre presente, sempre a tenervi compagnia…non deve essere necessariamente di intensità elevate…ma è sempre lì! Quello è il Dolore Cronico!

Mito 1: Il Dolore è tutto nella tua testa

dolore cronicoUn opinione comune – che fa innervosire molto i diretti interessati – è che il dolore sia presente perché si è troppo debole, ansiosi, depressi o semplicemente non siamo in grado di affrontare in maniera adeguata lo stress. Ogni sensazioni recepita (freddo, tatto, dolore, ecc..) è percepita nel nostro cervello, di conseguenza è tutto nella tua testama ciò non vuol dire che il dolore non sia reale

Il dolore è un esperienza del tutto reale che rispecchia il tuo sistema nervoso entrato in “modalità difesa”, semplicemente perché il tuo corpo, o semplicemente parte di esso, è percepito come in pericolo.

Ansia, paura e depressione possono sicuramente aumentare le probabilità di dolore cronico, ma spesso ne sono solo un risultato.

Mito 2: I Farmaci sono l’unico trattamento che può aiutarti

farmaci fisioterapiaCi sono molte modalità con le quali affrontare il dolore cronico, oltre che imbottirsi di medicinali, ma semplicemente sono meno conosciute, meno usate e più difficili da approcciare o semplicemente capirne l’importanza da parte della persona: esercizio fisico supervisionato, terapia comportamentale (sopratutto per combattere la paura del movimento), training autogeno, ipnosi-terapia, coaching.

Mito 3: Più lesioni sono presenti a livello dei tessuti, più il dolore è grande

Contrariamente a quanto si pensa, si può provare dolore anche in assenza di lesioni anatomiche. E non è solo immaginazione. Ma può essere vero anche il contrario, se ovviamente la lesione è di piccola entità.

Bisognerebbe realizzare semplicemente che il dolore non è un grande indicatore di lesione o pericolo in persone con dolore cronico: basti pensare che il solo pensiero che il dolore possa aumentare può annullare l’effetto di un farmaco. Il sistema nervoso di una persona  con dolore cronico semplicemente è più sensibilizzato, ed amplifica uno stimolo doloroso o lo crea anche in assenza di uno stimolo algico, amplificato anche dall’ansia o paura del movimento: l’aspettativa stessa del dolore può generare dolore.

Mito 4: Le indagini strumentali possono trovare l’origine del dolore

mri-scannerIl fare una Risonanza od una lastra è un esperienza comune in chi ha mal di schiena: si va alla ricerca di qualcosa che possa essere la causa dei nostri dolori. Ed in certi casi questo diventa necessario per escludere eventi avversi anche gravi. Ma molto più spesso non risultano necessarie, semplicemente perché questo metodo di indagine risulta essere molto sensibile ma non specifico: siamo in grado di analizzare ogni più piccolo cambiamento strutturale ma non possiamo dire con sicurezza se a provocare il nostro dolore sia questa o quella struttura. Questo concetto è ben espresso in molte ricerche che ci dicono che la probabilità di vedere una lesione o difetto anatomico (come per esempio un’ernia) in un soggetto con dolore, sia la stessa di un soggetto sano. Lo so che può non essere piacevole sapere che la tua schiena o la tua spalla non sia proprio perfetta, ma paradossalmente meglio non saperlo, o ci convinceremo di essere irrecuperabili. (Leggi qui)

Mito 5: Avere un comportamento stoico di fronte al dolore

Forse perché pensano che sia tutto nella loro testa, forse perché nessuno li ha mai capiti, forse nessuno ha trovato una soluzione efficace al loro problema…fatto sta che molte persone con dolore cronico tentano sempre di nascondere il loro problema, e rimandano la ricerca di cure quando oramai è più difficile affrontare il loro problema. Niente di più sbagliato.

Dott. Basile Enzo.  Ispirato all’articolo di Tasha Stanton.

Leggi anche il mio articolo sulla Fibromialgia.

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