Trattamento chirurgico della rottura del tendine di Achille

Dopo aver analizzato la Riabilitazione del Tendine d’Achille andremo a vedere come comportarsi nel caso avvenga una rottura completa del Tendine d’Achille. La rottura del Tendine d’Achille è una lesione più frequente di quanto si possa immaginare, circa il 70-80% di tutte le rotture tendine che avvengono in ambito sportivo, sopratutto dilettantistico. L’origine è di tipo traumatico, ma la vera origine è da ricercarsi molto precedentemente: microtraumi, sovraccarichi, ridotta vascolarizzazione, uso di steroidi…sono tutti fattori che contribuiscono a creare zone di minor resistenza all’interno del tempo che con il tempo, se non trattati precocemente con interventi di Fisioterapia mirati, portano alla rottura completa. Il meccanismo traumatico è abbastanza facile da intuire: una dorsiflessione improvvisa del piede a gamba tesa o una dorsiflessione rapida e forzata del piede precedentemente atteggiato in flessione plantare.

rottura tendine achilleLa diagnosi di rottura del Tendine d’Achille è piuttosto semplice, anche se in alcuni casi non viene riconosciuta. Edema, gonfiore, impotenza funzionale completa o parziale, dolorabilità locale e soluzione di continuità evidenziabile alla palpazione sono tutti fattori che fanno parte della presentazione clinica. Il Test di Thomson, nel quale il fisioterapista o medico stringe con decisione il muscolo gastrocnemio senza produrre flessione plantare del piede per via della rottura del tendine d’Achille, risulta essere il più significativo in quanto a diagnosi manuale. La risonanza Magnetica risulta essere il Gold Standard per analizzare in dettaglio la situazione dei tessuti molli, mentre la Rx, per evidenziare eventuali lesioni ossee associate.

Tecniche Chirurgiche

L’intervento chirurgico in caso di rottura del tendine d’Achille può prevedere tecniche a cielo aperto e tecniche percutanea, la cui scelta è dipendente da estensione e sede della lesione, qualità del tessuto e tempo trascorso dalla rottura. Andremo ad analizzare le più utilizzate.

Nella chirurgia a cielo aperto la via d’accesso preferenziale è quella postero-mediale, per evitare la lesione del nervo surale e della piccola safena laterali, e stando attendi a non lesionare la guaina tendinea anteriore, principale risorsa ematica del tendine. Una volta aperta la ferita si avvicinano i lembi e si provvede alla sutura delle due estremità. Nel caso fosse necessario è possibile utilizzare il tendine del peroniero breve o del plantare per rinforzare la struttura.

tendine achilleNella tecnica percutanea, vengono limitate in modo significativo le complicanze derivate da un eccessiva ferita chirurgica (aderenze) e di conseguenza problemi alla cicatrizzazione. Altri vantaggi significativi sono un ripristino efficace della lunghezza tendinea e la possibilità di eseguire una riabilitazione precoce. Purtroppo non tutto è perfetto in questa procedura e la nota negativa di maggior rilievo è il superiore tasso di recidiva. La tecnica chirurgica prevede due piccole incisioni ai lati del passaggio tendineo, dai quali si provvederà alla sutura.

Il trattamento delle lesioni croniche prevedono tecniche chirurgiche più complicate che prevedono oltre alla riparazione primaria, rinforzo con trasposizioni tendinee o con lembi aponeurotici, o tecniche di bridging.

Riabilitazione

ortesiIl Fisioterapista che si occupa della fase riabilitativa deve conoscere le tecniche chirurgiche e rispettare i tempi di riabilitazione e di carico alla perfezione. Il trattamento riabilitativo precoce senza immobilizzazione risulta essere più utile in termini di velocità di recupero, riduzione di complicanze e soddisfazione del paziente. E’ importante proteggere la ferita chirurgica in fase post-operatoria precoce al fine di garantire i corretti processi riparativi, ed è per questo suggeribile l’utilizzo di ortesi rimovibili durante la Riabilitazione. Gli esercizi di flesso/estensione del piede possono essere iniziati precocemente dopo l’intervento a distanza di 3 giorni, a patto che non evochino dolore. L’utilizzo di ghiaccio, fasce elastiche ed esercizi isometrici leggeri possono essere utilizzati per ridurre l’edema post-operatorio. Successivamente, a distanza di 2-8 settimane, si procederà con recuperare gradualmente le complete escursioni articolari tramite mobilizzazioni e allungamenti, e la piena funzione muscolare tramite carichi progressivi e controllati. Nella fase successiva si progredirà verso il totale recupero delle funzioni.

Dott. Basile Enzo

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