Artroprotesi ed Endoprotesi d’Anca: dall’impianto alla riabilitazione

Introduzione 

L’artrosi dell’anca è al giorno d’oggi una patologia degenerativa assai diffusa che porta ogni anno migliaia di pazienti in sala operatoria per essere operati di Protesi d’Anca. Gli interventi di questo tipo sono considerati essere in continuo aumento per via della maggiore aspettativa di vita delle persone, essendo questa patologia strettamente correlata all’età. Bisogna inoltre sottolineare come anche i pazienti stessi, seppur anziani, siano sempre più alla ricerca di una cura definitiva a questa problematica che spesso limita le normali attività nella vita di tutti i giorni (ADL).

artrosi anca Fisioterapia albano lazialeLa patologia degenerativa dell’anca è causata dal deterioramento delle strutture cartilaginee della testa del femore e dell’acetabolo che ha come risultato finale un danno articolare e conseguente necessità di protesizzare l’anca. Le cause possono essere ricollegate a molteplici problematiche e/o patologie che differiscono per età di comparsa, gravità, sintomi, coinvolgimento infiammatorio, ecc.. La prima causa in assoluto è l’artrosi primitiva. L’artrosi può essere però anche una conseguenza di altre problematiche: una frattura pregressa a livello dell’acetabolo od una lussazione, che predispongono l’articolazione a fenomeni degenerativi anche a distanza di anni; il morbo di Perthes; l’osteocondrite epifisaria; la displasia congenita; l’artrite reumatoide…

L’artrosi primitiva, come già detto, rappresenta la prima causa per un intervento di protesi d’anca. Di norma è una patologia dell’età anziana, anche se in casi non rari può essere presente anche nelle decadi precedenti. Nelle fasi iniziali la sintomatologia è sporadica e spesso l’unico sintomo è un dolore inguinale che si presenta sotto carico e che produce una lieve zoppia. Con l’avanzare della patologia il dolore è presente quasi costantemente, con picchi associati spesso a grave perdita funzionale. La zoppia di fuga diventa più manifesta e l’articolazione perde col tempo la capacità di muoversi in maniera adeguata nei vari piani dello spazio (perdita della completa flessione e delle rotazioni).

Tecniche chirurgiche

Con il termine Protesi d’Anca si intende la sostituzione totale (artroprotesi) o parziale (endoprotesi) dell’articolazione dell’anca. Nel primo caso si sostituisce sia il cortile che la testa femorale, mentre nel secondo caso solo la componente del femore. La componente femorale viene inserita nel canale midollare femorale, mentre la componente cotiloidea direttamente nel bacino. artroprotesi fisioterapiaSulla componente femorale viene applicata la testa proteica che andrà ad articolarsi con la componente acetabolare; nei pazienti giovani viene spesso utilizzata una protesi di rivestimento per aumentare le dimensioni della testina femorale. La protesi può venire inserita direttamente nell’osso a pressione press-fit o, se la qualità ossea è scadente, interponendo un cemento acrilico come riempitivo, per ottenere una maggiore stabilità. Questo discorso vale per la porzione femorale della protesi; per la parte cotiloidea è ancora suggerito l’utilizzo di un ancoraggio tramite viti. Per quanto attiene i materiali utilizzati di norma vengono utilizzati la ceramica, il metallo o il polietilene con combinazioni diverse in base all’età o alle aspettative funzionali della persona.

Diversi sono gli accessi chirurgici da poter utilizzare in sede operatoria, ma i più utilizzati sono quello antero-laterale ed il postero-laterale. Nei pazienti giovani viene utilizzato un approccio mini-invasivo intero-laterale tramite il quale con un’incisione di dimensioni ridotte, e tramite la sola incisione di una porzione del medio gluteo e totale del piccolo gluteo: tutto ciò allo scopo da ridurre il più possibile il recupero funzionale ed i tempi di ritorno alle attività lavorative e ricreative.

Riabilitazione

Nel parlare del trattamento porteremo come esempio una nostra paziente, Roberta (65 anni di Ciampino), che ha deciso di affidarsi al nostro studio di Fisioterapia di Albano Laziale per la riabilitazione del suo intervento di protesi totale di anca destra.

Innanzitutto la settimana precedente all’intervento Nadia ha effettuato una seduta di Educazione individuale e personalizzata, al fine di ridurre lo stato d’ansia pre-operatorio ed insegnarle tutte le accortezze da dover prendere in considerazione dopo l’intervento, compresi quali saranno gli esercizi da eseguire, i passaggi posturali e le eventuali problematiche che insorgeranno dopo l’intervento e che verranno affrontate in modo efficace nel processo di riabilitazione.

fisioterapia albano laziale ciampinoNell’immediato post-operatorio, durante la permanenza in clinica (5 giorni), sono state fatte eseguire, come insegnato precedentemente all’intervento, i primi passaggi posturali e vengono di nuovo sottolineate le precauzioni da prendere: evitare sedie basse, utilizzare il rialzo per il wc appena tornati a casa, non accavallare le gambe, apporre un cuscino tra le cosce quando si sta a letto in decubito sull’arto sano, ecc.. Vengono subito insegnati i primi esercizi incentrati sulla contrazione isometrica submassimale ed indolore di glutei e quadricipiti, flesso-estensioni di caviglia, flessioni dell’anca strusciando il calcagno sul lettino ed abduzioni controllate dell’anca evitando l’extrarotazione. Già il giorno seguente all’intervento è stato concesso dal chirurgo il carico sull’arto operato con l’ausilio di stampelle.

Subito dopo usciti dalla clinica abbiamo iniziato ad eseguire il ciclo di riabilitazione già programmato precedentemente che prevede nelle prime quattro settimane:

-il recupero della normale funzionalità;

-il potenziamento della muscolatura dell’anca e del ginocchio;

-il recupero del ROM (range of motion) indolore;

-l’evitamento della lussazione dell’anca;

-abbandono degli ausili, anche con l’autorizzazione del medico chirurgo;

-la prevenzione di pericoli derivati dall’immobilizzazione.

Come mezzi fisici in questa fase abbiamo utilizzato: per aiutare a modulare l’infiammazione dei tessuti che hanno subito l’intervento a partire dal 7° giorno abbiamo effettuato delle sedute di Tecarterapia; e per modulare il dolore post-operatorio dopo ogni seduta veniva utilizzata la Crioterapia.

Nella quarta/sesta settimana gli obiettivi più di rilievo sono stati:

-miglioramento della forza;

-aumento del ROM;

-aumento della resistenza allo sforzo dell’intero arto inferiore;

-prevenzione delle detrazioni a livello della cicatrice chirurgica;

-ritorno alla guida dell’auto entro la 6° settimana.

Come mezzi fisici in questa fase abbiamo la Laserterapia a livello della cicatrice e saltuariamente la Tecarterapia per modulare ulteriormente il dolore ancora presente in alcuni movimenti.

Nella fase finale (dalla settima alla dodicesima settimana) l’obiettivo principale è stato quello di recuperare al meglio la capacità di eseguire tutte le normali attività della vita quotidiana tramite un adeguato training fisico composto sia da esercizi di tipo aerobico, che anaerobico.

Superati i quattro mesi Roberta riesce a camminare anche lunghi tragitti senza nessun problema ed ha ripreso ad eseguire tutte le attività di cui si era privata precedentemente all’intervento. Ad oggi eseguiamo ancora una seduta di Fisioterapia preventiva al mese.

Dott. Basile Enzo

4 commenti

Manuel

Gentile Dott. Basile,
Quante sedute settimanali avete eseguito nelle varie fasi?
E nella seduta mensile di prevenzione cosa proponete come trattamento?

    Fisiosport

    Ciao Manuel. Uscita dall’Ospedale per due settimane tutti i giorni. Successivamente tre volte a settimana per 3 settimane totali. Nel restante periodo solo 2 volte a settimana. Sottolineo che la paziente era molto collaborante e motivata.
    Nella seduta mensile che ancora tutt’oggi facciamo, provvediamo a trattare gli esiti di troppi anni di trascuratezze e rinvii per l’intervento, che hanno provocato alcune conseguenze e deficit che ancora oggi persistono e non sono stati purtroppo cancellati con la chirurgia. Nonostante l’ottimo successo chirurgico e riabilitativo, la paziente “tende” a ripristinare importanti compensi in intrarotazione e flessione di anca che puntualmente trattiamo affinché non si aggravino.

      Manuel

      I movimenti “lussanti” (flessione anca oltre i 90 gradi, ecc…) vengono inseriti a distanza di mesi dell’operazioni o preferite farli evitare per sempre?

      Fisiosport

      Tendenzialmente li inserisco sempre, a meno che il chirurgo abbia riscontrato delle condizioni che impongano la protezione a vita…ma sinceramente non mi è mai capitato, al massimo ho potuto riscontrare che a volte alcuni movimenti rimarranno viziati nonostante l’intervento e risulta inutile raggiungere gradi ROM inaccessibili (vedi esempio di prima). Ma di norma sono condizioni pregresse che l’intervento non ha potuto correggere.
      Di norma i tempi in cui aggiungo gradi ai movimenti “lussanti” dipende da: accesso chirurgico (primo fattore che ci fa allungare eventualmente i tempi di recupero del ROM), stabilità dell’impianto, età (fattore importantissimo), grado di reclutamento e controllo muscolare.
      Preventivamente comunque mi regolo sui due mesi, in alcuni casi (soggetti più giovani e con buon recupero muscolare) prima. Ma come detto all’inizio ovviamente supero i 90° di flessione: l’obiettivo è farlo ritornare il più possibile ad avere la percezione di possedere un arto perfettamente funzionante e performante.

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