Case Report: Paziente con dolore Femoro-Acetabolare
Premessa: Cos’è il Conflitto Femoro-Acetabolare
Il conflitto femoro-acetabolare, anche detto impingement femoro-acetabolare è un dismorfismo della testa del femore e/o l’acetabolo presente prevalentemente in soggetti di giovane età, sopratutto giovani sportivi, anche se può presentarsi anche in persone che conducono una vita sedentaria (senza contare ovviamente quei casi non documentabili in cui la persona non presenta
nessuna sintomatologia anche in presenza della problematica).
Esistono due tipologie di Conflitto: CAM e PINCER. Il primo caso, la CAM, è statisticamente più frequente nel sesso maschile mentre la forma PINCER nel sesso femminile.
Il conflitto CAM colpisce la parte ossea che collega la testa ed il collo del femore, con un eccessivo sviluppo del tessuto osseo, che produce una conseguente accentuazione della sfericità naturale della testa femorale.
Il conflitto di tipo PINCER è caratterizzato invece da una eccessiva dimensione della porzione superiore e/o anteriore dell’acetabolo che va a maggiorare la copertura della testa femorale.
Descrizione ed Anamnesi del Paziente
Paziente di sesso femminile L.L. di 18 anni, sportiva, membro di una squadra di nuoto sincronizzato che gareggia a livello agonistico. Si presenta nel nostro studio di Fisioterapia, accompagnata dalla madre, lamentando dolore a livello laterale ed inguinale profondo dell’anca sinistra presente soltanto durante gli allenamenti e ovviamente le gare costringendo l’atleta a sospendere spesso la prestazione, per la precisione la problematica insorge durante i continui movimenti di intra od extra rotazione di anca a 90° di flessione, indispensabili per il mantenimento in superficie in acqua durante le esercitazioni. Il dolore, una volta insorto, persiste anche a distanza di ore, a volte anche la mattina seguente, nonostante il riposo notturno e non si attenua in maniera efficiente con la somministrazione di FANS (antinfiammatori). La paziente si rivolge presso il mio studio con la richiesta di poter migliorare la condizione in previsione di una prossima gara.
Ad una visione globale in stazione eretta la paziente non presenta evidenti dismetrie o asimmetrie a livello muscolare. In seguito a rapidi test muscolari eseguiti in stazione eretta si evidenzia una leggera dolenzia durante l’esecuzione di squat profondi. Successivamente faccio sdraiare la paziente sul lettino in posizione supina e vado a palpare la zona interessata senza provocare nessuna sintomatologia, tranne che a livello di Trigger Pointa livello del Medio Gluteo. Durante
alcuni test muscolari viene evocato un leggero fastidio alla flessione dell’anca con gamba estesa contro-resistenza e nella contrazione isometrica degli adduttori d’anca sempre a gamba estesa. In quest’ultimo caso richiedendo una contrazione prolungata e più sostenuta solo con una gamba, viene provocato una sorta di “click” a livello profondo dell’anca stessa, senza aggravare ulteriormente la dolenzia. Lo stesso click articolare è presente alla stessa manovra anche nell’altra anca.
All’esame ortopedico dell’anca la paziente risulta negativa sia al FABER test che al test per l’Impingement Posteriore, ma risulta nettamente positiva al FADIR test fin dai primi gradi di rotazione interna o adduzione (la combinazione risultava molto dolorosa e nella quale la ragazza riconosceva il suo dolore). Il test si dimostrava positivo anche a livello dell’anca destra. A livello lombare si riscontrava dolorabilità nella giunzione lombo-sacrale e a livello delle articolazioni ileo-sacrali che venivano descritti come peggiorati nel tempo in seguito all’insorgere della problematica dell’anca.
*Il FADIR Test si esegue a paziente supino mettendo l’anca in flessione di circa 90°, adduzione ed intrarotazione ed aumentando gradualmente i gradi di movimento.
Trattamento
Tenendo conto della storia clinica della paziente, della positività al Fadir test, del click articolare e della dolorabilità presente nei movimenti di estrema flessione di anca, riferisco alla madre e alla ragazza la possibilità della presenza di un probabile Conflitto Femoro-Acetabolare da accertare mediante radiografia ed eventuale visita ortopedica e sotto loro consenso mi appresto al trattamento di Fisioterapia con l’intento di ridurre la sintomatologia in previsione della gara del weekend.
Essendo il sintomo facilmente irritabile e, una volta instaurato, difficilmente riducibile, mi accingo ad eseguire come unico trattamento di terapia manuale una sessione di mobilizzazione articolare a livello dell’anca con tecnica Mulligan con cinghia, con il quale ho guadagnato, cambiando più volte angolo di spinta, ulteriori gradi di movimento. Nonostante le tecniche Mulligan prevedano mobilizzazioni indolori, con la paziente, data la facile irritabilità, ho dovuto adottare un compromesso, che è quello di compiere mobilizzazioni il meno dolorose possibile, ma ugualmente irritative, ed è per tale motivo ho preferito cambiare angoli di trattamento ma continuare ad aumentare l’escursione articolare. Una volta ottenuto un risultato accettabile dopo dieci sessioni di lavoro, ho fatto eseguire brevi contrazioni concentriche dell’anca in intrarotazione con tecnica MWM per ulteriori dieci volte, con lo stesso compromesso precedente di eseguirlo a diversi angoli e accettando la presenza di un lieve grado di dolore.
Successivamente ho provveduto a trattare manualmente i Trigger Point a livello del Medio Gluteo tramite pressione ischemica statica per ridurne la tensione.
Alla fine del trattamento manuale di Fisioterapia ho fatto eseguire alla paziente una seduta di Ipertermia in decubito laterale mirato al raggiungimento di un’iperemia profonda a livello dell’anca con lo scopo di ridurre le tensioni articolari ed indurne un effetto analgesico.
Conclusioni
Alla paziente è stato in tutta onestà presentata la possibilità di una non totale riduzione del dolore durante la gara e successivamente ad essa di recarsi ad una visita ortopedica per accertare la problematica. Fortunatamente la paziente si ripresenta a studio a distanza di quindici giorni per il controllo dicendomi di non aver sofferto di nessun dolore né durante la gara né negli allenamenti successivi. Dopo la gara si è prestata a fare una lastra in regime privato, la quale ha confermato un dimorfismo di tipo PINCER.
Questo insieme ad altri è uno di quei casi in cui la presenza di anomalie nei reperti radiografici non necessariamente corrispondono alla non possibilità di ridurre la sintomatologia ed aumentare la mobilità di un articolazione, evitando spesso inutili cure farmacologiche e stop forzati dall’attività sportiva. Nonostante ciò non mi sento di poter escludere in futuro che la paziente si ripresenti di nuovo con la stessa sintomatologia, e nel caso fosse è raccomandato un confronto ortopedico non ancora avvenuto per avere un’ulteriore parere in merito.
Dott. Basile Enzo
3 commenti
Un approccio pulito semplice ed efficace. Complimenti
Ti ringrazio per l’apprezzamento!
Buonasera,
si sa se poi la giovane è stata sottoposta ad intervento chirurgico per la rimozione del conflitto?